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Nella confessione della Caterina Loda lo scongiuro ha una variante e un'aggiunta. La prima, dopo Jesu Christo:  chel fu ingiodat chel no possi ne anda ne sta ne foter ne bolgira.(che fu inchiodato sulla croce  che egli non possa ne andare, ne restare, ne fottere ne viziare)

E la aggiunta:

 

Int. si docuit alia verba respondit quod sic, videlicet (Interrogata se insegnò altre parole rispose di sì, come) da lonzo te vedo (da lontano ti vedo), sine exprìmendo nomine (dover essere espresso il  nome), da presso che te remiro, el sangue che tu mangi el cor che tu bevi et si te prego che tu me ami più mi che persona che viva quando tu me vedi che me possi amar quando che non. me vedi che possi desiderar che possi ne bever ne mangia ne dormi ne possar perfin che tu non sia. chi. a, compir la, mia volunta me san zoan Evangelista me bon e luca e abram in nome de la   Vergine maria che me possi amar mi più che alchuna persona (da vicino ti guardo, il sangue che tu mangi, il cuore che tu bevi e se io ti prego che tu ami me più di qualsiasi persona che viva, quando tu mi vedi  devi amarmi nello stesso modo di quando non mi vedi, mi devi desiderare talmente tanto che tu non possa ne bere, ne mangiare, ne dormire, ne riposare affinché si compia la mia volontà, e in mome di San Giovanni Evangelista, Luca e Abramo ed in nome della Vergine Maria, che tu mi possa amare più di qualsiasi persona).

 

Ma continua Marta de'  Feno:

 

.... quod etiam dicta mulier docuit ipsam quod faceret in eius camera unum circulum cum uno cultello et quod accenderet candellam unam benedictam et ipsam accensam in manu teneret et nuda ingrederetur dicium circulum et genibus flexis et manibus in terra positis ita incurvata invocaret magnum demonem seu diabolum qui illico ad ipsam accederet et postquam ad presentiam sui esset quod ab ipso peteret quid quid vellet quod omnia ab ipso impetraret.....

…..che anche la succitata donna insegnò che avrebbe fatto nella camera di quello un cerchio con un coltello e che accendeva una candela benedetta e quella stessa candela accesa teneva in mano e che nuda entrava nel detto cerchio e dopo aver piegato le ginocchia poste in terra, così curvata invocava il demonio o il diavolo che colà si avvicinava a lei e dopo che era alla sua presenza che la strega allo stesso diavolo diceva ciò che voleva e che dal diavolo la strega otteneva tutto ciò che chiedeva… )

 

Int. si fecit . dictum circulum respondit quod non et quod potius semper stetisset sine homine seu marito quam facere praedicta (?!).... Interrogata an credat praedicta vera esse et in virtute ipsorum verborum praedicta fieri posse respondit (Interrogata se fece il predetto circolo la strega rispose di no e che piuttosto sempre era stata senza uomo o marito che fare la predetta?!... Interrogata se crede che le cose predette sono vere e in virtù delle stesse parole potevano capitare le cose predette rispose) a quello tempo aciò che mio marito fusse vegnuto a casa haveria fatto ogni cosa ma quando hebbe fatto judicava che le fosse tute materie e che sol Dio potesse far queste cose e così anche io credo al presente che sia....(a qel tempo se mio marito fosse venuto a casa, avrei fatto ogni cosa. ma una volta fatte avrei giudicato che erano tutte materie che solo Dio poteva fare, così come credo ora, che sia così.....)

 

A questo riguardo   vedasi come   si espresse   la strega   stessa nella confessione fatta poi in loco torturae (luogo della torura):  

 .... Int si ad finem ut in virtute diaboli praedicta fìerent respondit (Interrogata se al fine e nella virtù del diavolo fossero accadute le cose predette rispose)

 

Io dissi quelle parole  acio che el  venisse in virtute de quelle parole le quale aveva oldito dir da altro. (io dissi quello parole affinché egli venisse in virtù di quelle parole che avev0 udito dire da altri)

 

E appresso:

           

Int. si ipsa experta fuit praedicta.... respondit se talia non fecisse sed potius  passa esset omne malum quia timuisset  videro demonem. (Interrogata se lei stessa fosse esperta delle predette cose… rispose che non commise tali cose ma piuttosto avrebbe subito ogni male perché temeva di vedere il diavolo)

 

Int. quare non timuit dicere incantamentum (Interrogata perché mai non temette di dire l’incitamento) ne te vedo ne te lasso etc... respondit (rispose) se io diseva   ben   così   et   chel  nominava   per   questo nol vedeva.(se io dicevo ben così e quello nominava per questo non lo vedeva)

 

Dalle quali dichiarazioni, e da molte altre simili di streghe e testimoni, si rileva che il volgo, come oggi, ed allora più che mai, oscillava tra la religione e l'eresia, mentre i giudici ascoltavano fremendo di sacro orrore le più strambe, le più sbalorditive, le più grottescamente orrende confessioni, le quali spesso erano un titolo che gli accusati procuravansi astutamente per isfuggire alle pene corporali (1); il volgo aveva pochi scrupoli sia in faccia alla divinità che al magnus diabolus (2), ma i processanti erano più superstiziosi dei processati ed assumevano come prove capitali i discorsi paurosamente imaginosi del volgo, pascolo prediletto a spiriti ghiotti di orridezza e di abbiezione come eran quelli dei secoli XV e XVI (3).

 

L' adulterio della Marta de' Feno viene confermato da una sua diciottenne cugina, la quale depone sopra un altro scongiuro fatto in casa sua dalla Caterina Loda a nome della Marta e sempre per lo stesso scopo. La strega infatti confessa di aver fatto           « ....impositionem trium granorum aluminis super foculare calidum, granum unum nomine personae dictam Marthae et aliud nomine diaboli.... quia si granum mariti accedebat ad granum uxoris tunc amor inter ipsos aderat, si vero grana praedicta  insimul non se coniungebant amor non aderat ». («… imposizione dei tre grani di allume (aglio) a nome della persona detta Martha e in nome del diavolo… perché se avvicinava il grano del marito a quello della moglie allora l’amore era presente tra loro stessi, se in verità i grani predetti messi insieme non si congiungevano l’amore non c’era».)

 

(1) V BODINO: Demonomania, lib. 4, ed. ald..

(2)  V.  DR-GUBERNATIS:  Usi funebri, nelle continuità Indo-Europea: «Ora è Dio, ora è il   diavolo che fa paura; ora è   il Dio ora   è il diavolo   che si adora; le loro parti si scambiano spesso indifferentemente nel mito originale e nelle varietà delle sue tradizioni ».

 

(3) Mi giova riportare a questo proposito una nota tolta da un fascicolo di lettere manoscritte esistente nella Biblioteca Queriniana di Brescia (C. V. 26), che credo inedita. Essa ci può inoltre illuminare sullo stato di quelle coscienze, tocche dal contagio della eresia, stato che oggi lo psichiatra spiegherebbe coi fenomeni della allucinazione e della suggestione ipnotica. È di data certamente anteriore al nostro processo:

« Infrascriptae sunt confessiones factae indicialiter sine quaestionibus post  illas quas fecit in superioribus ut apparet in cedula quam habuere (?).... Et primo ultra illas confessiones in quibus saepenumero stetit et eas approbavit videlicet de sortilegiis et divinationibus sapientibus manifesta haeresis et qualiter abusus fuerit toties Sacr. Corpore Christi et Chrismate et affirmasse non esse peccatum adulterium nec fornicationem. Iterate de novo  confessus est et confìtetur pluries se invocasse et adorasse diabolum  sibi apparentem alias in forma capri, aliquandum in forma abbatis nomine baladas, a quo petiit multa secreta principum (?) et medicinae et semel fuit « asportatus ab ipso et elevatus extra circulum. Et facto signo crucis propter timorem dimisit eum ruere. Et in argumentum rei ostendit cicatricem in  capite. Item quod locutus est cum uno spiritu qui erat in illa ampulla de qua fit  mentio in superioribus... (?) apparuit in forma unius formicae etsi  tamen cum difficultate. Item celebravit sponte plus quam centies sine consacrando corpus et sanguinem et hoc qui tot... erat absumptus a diabolo  et ita ligatus vinculis audivit multas confessiones. Item confitetur sponte se abnegasse deum confidens in praesentia demonis et se totum ei dedisse  et fidelitatem fecisse et aliquando ei dixisse: ex quo feci tibi hoc quare non facis mi ea quae peto a te ? Cui respondebat diabolus: Non confido de te quia et tu facies sicut alii quidam faciunt qui postquam asserviti sunt celle suum a me recedunt. Et multa alia confitetur quae longum esset enarrare. Qua propter petitur qua poena sit puniendus et ubi ponendus. Die dominica ..? XIII f.... hora XIX.... » (« Le confessioni furono trascritte senza domande dopo quelle che rivolse in precedenza affinché appaia nella cedola che ebbero?... E dapprima oltre quelle confessioni nelle quali spesse volte ristette e le approvò certamente soprattutto la manifesta attività attinente sortilegi e consapevoli divinazioni e come e quando si abusò del Sacro Corpo di Cristo e dell’Unzione e che aveva affermato che non era peccato né fornicazione. Interrogata più volte e di nuovo confessò e viene confessato che molte volte aveva invocato e aveva adorato il diavolo che a lui era apparso a volte sotto la forma di capro, altre sotto la forma di abate sotto il nome di baladas,  al qual diavolo chiese molti segreti dei maestri(?) e della medicina e una sola volta fu “asportato e da lui stesso elevato e portato oltre il circolo (fatto dalle streghe). E dopo che era stato fatto il segno della croce lo lasciò cadere. E nell’argomentazione dell’avvenimento mostrò la cicatrice sul capo. E nello stesso momento il fatto che parlò con lo spirito che era nell’ampolla che viene menzionata di sopra…? Apparve sotto la forma di una formica purse, tuttavia, con difficoltà. . Al medesimo modo e contemporaneamente celebrò spontaneamente più di cento volte senza dover consacrare il corpo e il sangue e questo che tante volte… era stato assunto dal diavolo e così legato con lacci udì molte confessioni. Parimenti viene confessato di spontanea volontà di aver negato Dio confidando nella presenza del demonio e che si era concessa totalmente a lui e avesse stretto con la lui fedeltà e una volta gli disse:” Da ciò che ti feci perché non fai ciò che ti chiedo?” A cui il diavolo rispondeva:” Non confido in te perché anche tu farai come alcuni altri fanno i quali, sarebbe lungo narrare, si sono asserviti? alla cappella. Per la qual cosa si chiede con quale pena si debba punire e dove debbaa essere posto. Nel giorno di Domenica…? Dalla XIII f… all’ora XIX…»)

E circa un secolo e mezzo dopo il nostro processo il Bali Giuseppe Augustini scriveva da Forlì al Canonico Negroni di Brescia:

« 18 decem. 1683.... Qui il nostro Vescovo sta afflittissimo per haver un convento di monache travagliate dal demonio ne và giorno che non vi sij  incendio in qualche parte del monastero. Se ne dato parte a Roma per trovar rimedio già che questo e negotio che queste povere monache sono tormentate due pazze e molte morte per il spavento.... » — Bibl. Querin., segn. C. IV.  16.

« 2S mag. 1687.... Qui in Forlì non siamo stati esenti dalle maledette razze di questi barbari mentre 1' Inquisitore d' ordine del Santo Officio s' amazza a fare processi prigionie ma solo di femine ma tutte giovine di « conditione però ordinaria e si crede che per certo non vi sia male alchuno  se non inganni del Diavolo.... ecc.  »

 

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