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COMMENTO AL
PROCESSO ALLE
STREGHE Lo studio del Bazzi è corretto e interessante. In esso
sono descritte le azioni di diverse streghe e i comportamenti che nel
XVI secolo erano frequenti. Ciò sminuisce la colpa che si suole
attribuire all’Inquisizione che Le conclusioni sono interessanti e il comportamento dei
partecipanti appare quasi scontato e certamente inflessibile, se non
truculento. E’ l’Inquisizione e tutto ciò che essa comporta,
compreso il giudicare delle streghe; secoli dopo in Francia e in tutta
Europa l’Illuminismo godrà di ampio successo e diffusione,
soprattutto in Lombardia, che non disdegnerà di avere diversi agganci
col mondo francese. E’ davvero apprezzabile e dotato di sicuro fondamento che
all’inizio del XVI secolo a Cassano d’Adda vennero giudicate streghe
che agivano in zona. Riprovevole era il loro comportamento, contro la
religione del Cristianesimo, ampiamente diffusa a quei tempi! Sta allo
storico prendere visione di un tale fatto, che venne fissato sulla carta
e rimase nella mente dei partecipanti tutti. La lingua non è pura, si tratta di considerazioni in
italiano, frasi in lingua veneta o bergamasca, in lingua latina. In ogni
caso è un pregevole atto da tenere in considerazione.
Fausto Gilli
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Il processo fu fatto in Cassano d'Adda nel gennaio del 1520, ed è conseguenza di un altro che vi si era svolto poco tempo innanzi, forse non più di due mesi, e che aveva lasciato un addentellato nell’opinione e nella superstiziosa paura sia delle autorità che dei privati cittadini. . Proximis elapsis menslbus (trascorsi i primissimi mesi), dunque, dalla data suddetta, per servirmi d'una tra le men vaghe indicazioni di questi atti (2), il Rev. D. Frate Gioachino Inquisitore della eretica pravità nella diocesi di Milano , coadiuvato dal suo vicario Frate Tomaso , si era recato a Cassano d'Adda per procedere contro certe streghe ivi dimoranti, ma nate in territorii sottoposti alla sua giurisdizione: che Cassano apparteneva, come oggi, alla diocesi di Cremona. Erano cinque le infelici: Leonarda d' Inzago, Petrina de' Terreni e Vanina detta la Zoppa di Pontirolo Vecchio; Caterina de' Cerbalii di Pontirolo Nuovo e Cossina detta Imola o Formiga di Groppello. (1) Il manoscritto occupa 61 pagine di protocollo, e appare strappato da
una raccolta: i fogli son numerati dal 160 al 201 , gli ultimi 11 in.
bianco; l'inchiostro notevolmente ingiallito ; alcune abbreviature e
sigle indecifrabili. (2) V. Interr. di Steffanina in data dell' 11 gennaio 1520, che dà una
fra le indicazioni più approssimative.
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Le
prime due furono abbruciate sulla riva dell'Adda, la terza in mezzo alla
piazza del villaggio dopo un mese, le altre rilasciate, non prima però
d' una carcerazione di quindici giorni: la Cossina aveva anzi subito una
verberazione sulle spalle in pubblica chiesa, ed era stata esorcizzata
con imposizione di una stola bianca recante sui lembi due croci rosse: Illam
de dicto loco Cropellì in ecclesia publice cum quadam virga super
spatulis verberavit et deinde ci imposuit quandam bandam albam cum
duabus crucibus rubris videlicet una ab utroque latere (egli
nell’assemblea del popolo e di fronte a tutti fece picchiare quella,
proveniente dalla località chiamata Groppello, con una verga sopra le
spalle e successivamente le impose una benda bianca con due croci rosse,
una da entrambi i lati (della schiena)). Or codeste malefiche invitate come di consueto, ed anche forzate, a denunziare i complici dei loro immondi tripudi e dei loro malefizi, nominarono certe Steffanina della Ferrara, Venturina di Palazago e Maria Lovessa (Lupa). L'inquisitore frate Gioachino si disponeva a procedere anche contro di esse: ma gliene mancava l'autorità, trovandosi egli in paese non soggetto alla sua giurisdizione diocesana. Si trattò la cosa in Consiglio e si scrisse al Vicario della Diocesi di Cremona perché si compiacesse accordare la facoltà voluta all' Inquisitore di Milano. La Curia di Cremona non rinunciò ai propri diritti, chè poco appresso venne a Cassano il Rev,mo e Sap.mo doctor decretorum D. Cosma Fabba, Vicario Generale, e prese tra mani l'ordito e fini di tessere la tela. Il 5 gennaio 1520 incominciò l'opera sua la quale continua fino al giorno 18.dello stesso, coadiuvato alternatamente da sette testimoni curiali, suoi famigliari. In principio i verbali accennano ad un largo campo di inquisizione. Prese le mosse da una minuta ispezione alla Chiesa prepositurale, dalle deposizioni dei due Curati appare che il Santo Ufficio vuol farsi una ragione quanto più vasta gli é possibile della moralità e religiosità del paese, che, al dire dei Sacerdoti, non erano tra le più disperate. Essi non sanno di eretici, e, si noti, escludono che le quattro imputate (alle tre nominate s'è aggiunta come sospetta una certa Caterina detta Ferraza), siano malefiche. (1) Penitenza in voga a quei
tempi: V. Diarii di M.
Sanuto, «Archivio St. Lomb. », serie II, fasc. XXIII, pag. 627.
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