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Alla ingenuità superstiziosa del magistrato e della donnicciuola son degna risposta le parole della strega : « Non voleti may che     vostri filioli se amalano, che so io sei sia striato ».« Non volete mai che i vostri figlioli si ammalino, che ne so io se sono stregati ».

Il compiacente orecchio che i tribunali porgevano ad ogni denuncia allargava il malvagio abuso dell' accusa di stregheria come vendetta personale. La seguente deposizione di Ambrosina de' Sereni è in più luoghi confermata , e non è il solo caso di tal natura in questo processo:

 

……...  Int. quid   audivit ab ipsa   Maria   rcspoadit quod dixit se audivisse dici a dicta Caterina eius amita quod casu quo esset incinerata quod etiam incinerari faceret plurimas alias et quod nominaret etiam dictam eius neptem etiam quod non esset verum et hoc propter nonnulla litigia invicem habita  etc. (….. Interrogata che cosa udì dalla stessa Maria rispose che disse che aveva udito essere detto dalla succitata Caterina, sua zia paterna, il motivo per cui era stata data bruciata e che anche dopo che era stata bruciata faceva molte altre cose, che avrebbe nominato  anche sua succitata nipote, anche quando non fosse vero e questo a causa di alcuni litigi reciprocamente ritenuti e avuti etc.)

 

E la nipote riporta testualmente le parole della zia : « Io son  incolpada per stria se son presa io ge andaro voluntera ma  palentero de quelle che se ben non le saranno state le portara la pena che porterò anca mi ».« Io sono incolpata di stregoneria e se sarò presa io andrò volentieri ma paleserò di quelle, che se anche non lo saranno state, avranno la stessa pena che verrà portata a me ».

 

Essa teme i malefizi della zia e protesta che ha deposto non per odio ma per amore di verità!

 

La deposizione di Cadina de la Baldina reca a questo punto del processo nuovi ed inaspettati elementi della vita di quei tempi in relazione coll’eresia, e svelando gravi abusi rimasti impuniti, ne informa come la Santa Inquisizione nell’idea fìssa di perseguitare i nemici della fede, amasse chiudere gli occhi su tutto il resto.

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………Item subiunxit ipsa testis se intellexisse quod dicta Steffanina facere scit certum quid quod si maritus reliquisset uxorem vel amasiam et quod esset absens prout distat Roma ab ista terra quod faecret redire dictum maritum seu amatorem ad uxorem seu amasiam.

Int. a quibus praedicta intellixit dixit se non bene recordari, sed quod credit quod fuerit quaedam Cecilia de Villanova germana seu consobrina cuiusdam Marthae uxor cuiusdam barbitonsoris nominati Bartolomei de Feno et quae Martha comiserat adulterium dicto eius marito existente Romae.   Et in quo  loco dictus   Bartholomeus   Intellexerat dictam Martham dictum adulterium comisisse et  dubitabat quod propter illud in recessu suo et dum esset ini praesenti loco occideret dictam Martham. Et tamen quod dicta Steffanina dixit quod redire faceret dictum Bartholomeum sine aliqua lesione dictac Marthae,, et quod ipsam adamaret prout etiam redijt et ipsam adamavit et amat.

Int. si dictus Bartholomeus intellexit dictam eius uxorem comisisse adulterium tempore absentiae suae dixit se credere quod sic quia in praesenti loco Cassiani propter illud adulterium fuit facta maxima briga seu rixa et etiam secuta mors duarum personarum videlicet consobrini dictae Marthae appellati el Michet, cuiusdam alii alienigenae qui istuc accesserat causa occidendi dictum Michet propter factus fuit maximus rumor in praesenti terra in quo rumore et briga fuerunt occisi dictus Michetus et dictus alienigena de loco pagodi (?) propter quao dictus Bartholomeus potuit de praedictis certiorari seu notitiam habere etc..... (   … Al contempo ella stessa soggiunse di aver inteso ciò che la succitata Steffanina sa  (senza dubbio?) fare che se il marito avesse lasciato la moglie o l’ amata (amatam per amasiam) e che era assente come Roma è lontana da questa terra e che avrebbe fatto tornare il marito o amante alla moglie o amata. Interrogata dai quali la succitata capì e disse che non ricordava bene, ma crede che ci sarebbe stata anche una certa Cecilia da Villanova, sorella o cugina di Marta, moglie (uxor sta qui al nominativo al posto del genitivo in quanto apposizione; probabilmente e con maggiore probabilità, anche se apposizione: la quale era moglie) di un tagliatore di barba chiamato Bartolomeo da Fenoe disse che Marta aveva commesso adulterio al detto marito di quello che se ne stava a Roma. E in quel luogo il già citato Bartolomeo aveva capito che la detta Marta aveva commesso adulterio e dubitava in merito all’adulterio avvenuto in occasione del suo allontanamento e poiché era nel presente luogo avrebbe ucciso la succitata Marta… E tuttavia la succitata Steffanina disse che avrebbe fatto ritornare il succitato Bartolomeo senza lesione alcuna alla succitata Marta, e disse che quella si invaghì e lo ama tuttora. Interrogata se il succitato Bartolomeo capì che sua moglie avesse commesso adulterio nel tempo della sua assenza disse che lo credeva poiché nel presente luogo di Cassano a causa di quell’adulterio fu fatta una grandissima briga(?) o rissa e anche la conseguente morte di due persone come il cugino della stessa Marta chiamato El Mucet e di un’altra forestiera che in codesto luogo (Cassano) si era avvicinata per uccidere il suscritto Mucet a causa (del qual fatto) ci fu un grandissimo (rumore) vociare nella presente terra (Cassano) nel qual rumore e briga furono uccisi sia il succitato Mucet sia la straniera proveniente dalla località di pagodi(?) e per queste cose il succitato Bartolomeo poté essere avvisato delle avvenute cose e averne notizia…)

Allora vien chiamata a deporre Marta dei Feno , l' adultera. Interrogata se sappia essere in Cassano qualche persona malefica, eretica, o strega, ecco come rispose:

 

……...  Quod dum alias, et possunt esse sex vel septem anni dictus maritus suus Romam petijsset et in quo loco moram traxit per quattuor annos propter quod ipsa testis dubitabat relictam esse ab ipso et quod amplius non deberet reverti ad dictam terram Cassani de quo maxime tristabatur. Et dum de praedictis conquereretur cum quadam muliere appellata « la loda » quao residet in praesenti terra in receto (1) dicta mulier dixit eidem testi quod volebat illam docere nonnulla verba in quarum virtute dictus eius maritus reverteretur ad ipsam testem.

 

Int. quae fuerunt illa verba respondit infrascripta videlicet Bartholome  (… che mentre le altre, e possono essere sei o sette anni, suo marito, già in precedenza citato, si diresse a Roma e colà si fermo per quattro anni inoltre disse che la stessa testimone dubitava di essere stata abbandonata dallo stesso marito e disse che più oltre il marito non sarebbe tornato alla detta terra di Cassano e che a causa del qual fatto era profondamente rattristata. E mentre si lamentava delle cose che in precedenza sono state accennate con una donna chiamata ”la loda” donna che risiede nella presente terra nel Ricetto, inoltre la stessa donna disse a quella testimone che voleva insegnarle alcune parole in virtù delle quali il già citato suo marito ritornerebbe alla stessa testimone. Interrogata quali furono quelle parole trascritte come Bartolomeo:)

 

«ne te vedo ne te lasso del mio amore de ogni via dove tu ve te tegni uno passo del mio amore tu sia stretto e ligato come fu noster Jesu Christo che in su la Croce fu ligato che non possi ne mangiar ne dormir ne possar ne in altro amor chel mio pensar ne altra donna usar finchè non sia compida la mia volontà in nome del gran diavolo……» « non ti vedo ma il mio amore ti segue in ogni luogo dove tu vada, al mio amore tu sei stretto e legato come  nostro Gesù Cristo fu legato sulla croce, che tu non possa ne mangiare, ne dormire ne cadere in un altro amore che il mio, e nemmeno  pensar e altra donna usare finché non si sia compiuta la mia volontà in nome del gran diavolo.....»

           

(1) Il «ricetto» entro la cinta del castello tuttora esistente, che il popolo chiama « Rosciet ». Arch  Stor. Lomb.- anno XVII. 57

 

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