Ai miei nonni,

parte fondamentale della mia vita,

per tutto quello che hanno saputo insegnarmi,

per tutto quello che mi hanno donato,

nella speranza di averli resi orgogliosi,

convinta che la loro vita mi abbia arricchita nel profondo.

Grazie.

 

 

Introduzione

LA POESIA DIALETTALE NELLA CAMPAGNA LOMBARDA CARATTERISTICHE GENERALI.

 

La campagna ha da sempre ispirato molti poeti ed i loro componimenti. Basti pensare alla poesia bucolica1 risalente addirittura alla Grecia antica2, dove i poeti solevano affrontare i temi dell'amore e della vita quotidiana all'interno della campagna mediterranea. Anche Virgilio3, in seguito, fu autore di poesie bucoliche ma in lui l'ambiente cambia notevolmente, rispetto alla poesia bucolica greca, perché il poeta mantovano introduce paesaggi dell'Italia settentrionale. Insomma, la poesia si fa specchio di un modo di vivere, forse semplice ma di certo non banale caratterizzandosi, soprattutto dal 1500 in poi, per un elemento fondamentale che ne diverrà poi peculiarità: l'utilizzo del dialetto.

Il fenomeno delle poesie dialettali, infatti, assumerà in Italia un ruolo sempre   più   importante   diffondendosi   in   tutte   le   regioni   con caratteristiche via via sempre diverse.

Di certo è il caso di citare la poesia milanese (Carlo Porta4 ne fu il massimo esponente) di cui esiste una vasta tradizione che però  affronta temi ben lontani da quelli della realtà contadina a cui vogliamo dedicare il più ampio spazio.

La realtà rurale lombarda, infatti, offre spunti per una poesia che ci consente di leggere in essa il paesaggio che appare agli occhi e a ricordo del poeta.

È una poesia priva di troppe elaborazioni, forse a tratti dilettantistica ma non per questo meno degna di essere considerata, studiata ed in seguito apprezzata.

Il   paesaggio   che   prenderemo   in   considerazione   è   visto   come combinazione di elementi di cui non solo la parte più tangibile, il bene immobile, è importante ma all'interno dei quali acquista valore anche l'aspetto immateriale: la cultura, il modo di vita in cui la storia si riflette.  

Natura  e  poesia  sono  elementi   che   si  incrociano  e   si  rivelano nell'autenticità dei momenti vissuti dai poeti stessi, delle loro emozioni e delle loro "visioni".

Non è difficile affermare come spesso versi molto apprezzati siano ispirati da un'osservazione  partecipe della natura  come  evocatrice  di impressioni ed emozioni,  osservazione che  si traduce in naturale spontaneità.

Spesso, oltre che immediatezza, le poesie che trattano i temi della campagna sanno ben far affiorare lontani ricordi: da un paesaggio che ormai non esiste più ad uno stile di vita che ci pare estremamente lontano. Ed ecco quindi che i luoghi assumono un significato nuovo: non solo un fiume, un albero, un animale, una giornata, ma quel fiume, quell'albero, quell'animale e quella giornata che tante emozioni hanno saputo suscitare nel poeta.

Una semplice domenica di festa in campagna può trasformarsi in qualcosa  di  "sublime"   (nel  senso  estetico  del  termine)   se  passa attraverso gli occhi dei sentimenti e dell'evocazione. Il  dialetto,   certamente,   aiuta  in  questa  complessa  operazione:   ci consente di immedesimarci ancor più nei tempi che furono attraverso un linguaggio via via sempre più sconosciuto.

Attraverso la poesia, lo scrittore riesce a dimostrare tutto l'attaccamento che prova verso l'ambiente in cui vuole, o meglio, deve vivere. Siamo in un tempo (il medio '900) in cui, soprattutto in campagna, poche sono le persone che hanno le possibilità di allontanarsi dal loro luogo di nascita; diventa dunque importante il reinventarsi, l'esaltare la propria realtà per non esserne oppressi.

La poesia dialettale diventa quindi sintesi di un'epoca, di un mondo che con la sua semplicità riesce ad arrivare in maniera diretta al cuore della gente senza troppi virtuosismi, un mondo privo del superfluo che ancora riesce a stupirsi di fronte alle novità che il passare del tempo comporta, una vita fatta di piccole cose ma che sempre sa suscitare grandi emozioni.

Il dialetto è quindi strumento. È possibile "giocare" con la lingua, inventare parole nuove che seguono abilmente gli stati d'animo vissuti: licenze poetiche sono concesse un po' a tutti in quanto non è la forma l'unità essenziale bensì il contenuto, ciò che si vuole con passione comunicare.

È importante fare a questo punto una distinzione tra il dialetto urbano e quello delle campagne, quest'ultimo di sicuro più sgrammaticato, più libero ma di grande effetto sullo stato d'animo di chi lo ascolta. Inizialmente  il  dialetto   era   associato   quasi   automaticamente   alle persone facenti parte di classi sociali più povere, meno scolarizzate,

utilizzato più in ambiente familiare che in occasioni per così dire "ufficiali".

Oggi le cose sono un po' cambiate; il dialetto è patrimonio e continua a restare vivo nella tradizione grazie a coloro che ancora lo parlano, coloro i quali ne sono praticamente i depositari, padroni della cultura che l'ha prodotto e ancora lo produce.

Attraverso questo potente mezzo di comunicazione possiamo leggere la storia di persone comuni grazie alle quali anche il nostro presente continua ad avere un senso.

Il dialetto ci permette di viaggiare nel tempo, di fare i conti con le piccole cose ormai date per scontate, acquisite spesso in maniera talmente passiva da non consentire nemmeno di porsi la domanda sulla loro origine.

Dunque forma e sostanza si fondono in questo genere di poesia in maniera quasi perfetta:  i testi poetici dialettali rafforzano la loro autenticità nel momento in cui le parole dei poeti ritrovano vere e profonde radici emotive nel vissuto, nell'immaginazione condivisa e

sentita dei lettori.

Il paesaggio, dal canto suo, non è solamente come insieme di elementi ma luogo vivo e che consente la vita:  paesaggio come "paese", paesaggio come quotidianità, paesaggio come realtà pura.

Non possediamo quindi soltanto una fotografia di ciò che il poeta vede né una semplice descrizione di un panorama accuratamente studiato; il risultato è una manifestazione sensibile dell'ambiente, una realtà che, oltre ad essere naturalisticamente "spaziale", diventa profondamente soggettiva, risultato della capacità e della sensibilità del poeta.

Un paesaggio in cui potersi riconoscere, specchio che riflette le radici delle persone e dei popoli e che viene così consegnato alle generazioni successive perché a loro volta lo vivano e lo interpretino.

I paesaggi, infatti, non sono altro che frutto di sovrapposizioni che aiutano a dare una lettura corretta delle epoche precedenti. E' solo osservando con attenzione e sensibilità un paese che possiamo capire molte cose sul carattere dei suoi abitanti, sulle loro abitudini, sul loro modo di intendere la vita stessa. Il poeta quindi si riconosce nel proprio paesaggio, ne fa parte e, descrivendolo, racconta molto anche di sé.

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1La poesia bucolica è un genere di poesia pastorale, la cui origine viene fatta risalire al poeta greco Teocrito. Nell'antichità riscosse notevole successo, tanto che si occupò di questo genere il poeta latino Virgilio. In epoca moderna la poesia bucolica è stata il tramite per la creazione di un luogo immaginario abitato da pastori felici dediti alla poesia, chiamato Arcadia.

2 Dal punto di vista cronologico non esistono date certe e universalmente accettate per l'inizio e la fine del periodo greco antico. Ufficialmente viene fatto iniziare con la data della prima Olimpiade (776 a.C), anche se alcuni storici propendono per retrodatare l'inizio della storia antica della Grecia verso il 1000 a.C. La data tradizionale per la fine del periodo greco antico viene generalmente fatta coincidere con la morte di Alessandro Magno, nel 323 a.C, o con l'integrazione della Grecia nell'Impero romano nel 146 a.C.

3 Virgilio  Marone, Publio (Andes, odierna Pietole. Mantova 70 a.C. - Brindisi 19 a.C), poeta latino, autore di uno dei massimi capolavori della letteratura classica, l’Eneide.

4 Porta, Carlo (Milano 1775-1821), poeta italiano, autore di opere in dialetto milanese. Diede una rappresentazione, insieme ridente e pietosa, del popolino, dei diseredati, con il loro mondo di miserie e di soprusi subiti.

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