Al poss e al pràa

e ‘l spisié l’è bel e fàa

 

La pelle è fatta su misura; ce n'è una sola e, persa quella, non c'è ricambio.

Per questo tutti alla pelle siamo attaccati. La salute è un dono che va rispettato, se ne conosce il valore da ammalati. Quando la malattia arriva, tutti si preoccupano di trovare il rimedio che salva. La ricerca delle medicine è una scienza che, nata ingenua, ha cercato spazio tra la religione, la magia, la superstizione, la stregoneria, per raggiungere la maturità.

È interessante raccogliere metodi popolari e formule che per secoli si usavano per guarire.

C'è tutta una letteratura di proverbi dialettali con cui l'esperienza orientava l'uomo a conoscersi nelle diverse età:

 Carna ca crèss

dagan da spèss;

carna ca cala

dagan cunt la pala.

 Non si tratta solo di cibo, ma anche di attenzioni e di affetto. Infatti:

 Da sètt an s'è pűtei

da setanta s'è amò quei.

Prima che arrivasse la psicanalisi era già arrivata l'intuizione a descrivere momenti delicati della vita umana: l'adolescenza è l'età “da la stűpidera”.

La necessità di un ambiente sano per vivere in salute è in questo proverbio:

 

L'è mej frustà scarp

che slisà lensoeu.

 

Infatti, se un bambino sta mogio o è ammalato o è scemo!

Dormire è necessità fondamentale per l'equilibrio fisico e psichico:

 

Presto a letto e presto alzato

fa l'uomo sano e fortunato.

 

I vizi sono i primi veleni della salute. La vita morale garantisce una felice vecchiaia:

 

per vif e scampà vècc ga voeur tri rop:

tanta pappa, poca pipa e niente peppa.

 

Alla base di tutto si deve curare un buon nutrimento:

 

Pinul da cűsina

 decòtt da cantina

 

oppure:

 

Broeut de gaìna

e funt da cantina.

 

E ancora:

 

Per al stumich d'un bon milanes

ga va roba dal nostar paes.

 

Si dia molta importanza all'appetito. Se l'ammalato mangia è buon segno:

 

Fen ca la buca la và

ghem speransa da scampà,

quand la buca la va poeu

racumandèmas al bon Gesoeu.

 

 

Il vino è un medicinale valido:

 

Chi voeur tègn al dutur foeura da cà

al beva un bicer da ven prima da mangià.

 

Attenzione alle indigestioni causate da cibi facili come le verdure ed i gamberi che sono numerosi nei nostri canali:

 

Erba cruda e gambar cott

lasan no durmè da nocc.

 

Non attribuite troppa importanza alla pesantezza del vestire e al temperatura, perché:

Colt e frècc

sa scampa vècc.

 

Starnutire è segno di guarigione:

 

Quant starnuda l'amalà

càscial via da l'uspedà.

 

Così è segno di superato pericolo la flatulenza:

 

Quant ‘l malà l'ha petà

al mandan foeura da l'uspedà.

 

 

Tromba di culo sanità di corpo

l'uomo ca caga non è mai morto;

 

n'omm sa l'è sàa al pisa 'me un càa.

 

Larga è la conoscenza delle virtù terapeutiche delle erbe. La farmacia più completa ed efficace è il prato.

 

Al foss e al pràa

e ‘l spisiè l'è bel e faa

 

Tutti sanno che un pediluvio fatto con infuso di rosmarino è un ottimo rimedio contro la stanchezza; l'acqua di cottura degli spinaci e delle foglie d'edera è ottima per lavare indumenti di lana nera senza far perdere la lucentezza; un vaso di basilico alla finestra ha il potere di scacciare le zanzare; masticare una foglia di salvia è calmante contro il nervosismo; la cipolla è indicatissima contro la trombosi delle coronane. Certo occorre non fermarsi alla sola malva cui si attribuiscono poteri universali:

 

L'è 'me la malva dal segrà

che la fa né bée né maa.

 

Ritenuta la regina delle erbe medicinali,

 

 "la malva toeucc i maa i a salva".

 

Lo stesso nome di questa erba significa "al mal al va". La si adopera per infezioni in bocca e per bagni ai piedi per togliere la stanchezza.

Ci sono altre numerose erbe medicinali: al paiuchi, la curtelana, i slavass, il tiglio, la cassia, la genziana, l'orzo, la gramigna, l'ortica, la salvia, la ruta, che è miracolosa, ma che occorre saper dosare perché:

 

"l'erba ruga o la ta brűsa o la ta sűga";

 

il ranuncolo smaltato d'oro, la camomilla che si deve raccogliere il giorno di S. Giovanni Battista e calma la tensione nervosa e il mal di stomaco.

Quali aperitivi fondamentali si usano il finocchio, il pungitopo, il sedano, l'asparago ed il prezzemolo.

Decotti di radici di primule guariscono gli ematomi, quelli di gramigna, di rigulisia, di dulcamara ed orzo sono efficaci per orinare; quelli con la "barba da melgon" ottengono lo stesso effetto in forma più drastica, fino alla espulsione di calcoli renali.

I rimedi sono molto facili, casalinghi, tradizionali, più sulla fiducia che sulla scienza, da non mettere in discussione:

 

Quant serum malà

ma davan l'acqua dal stegnà,

 

che è quella amarognola e scura rimasta sul fondo della pentola di rame dopo aver ribaltata la polenta, insaporita dalla crosta che stacca dal fondo.

La malattia è come l'ombra dell'uomo: lo segue sempre ed ovunque cammini sotto il sole.

Sentite questa sentenza popolare che ha poesia e sapienza biblica:

 

L'omm l'è me l'ombra dal segrà

un de ta ste bee e un de ta ste maa.

 

Non c'è molta comprensione dell'ammalato ai primi sintomi del male. Si teme ci sia pigrizia per scansare la fatica del lavoro:

 

"l'è mej ciapà dal lasaron che inda a ca strach".

 

Si gioca sui sinonimi di paesi vicini per indicare il sogno di un riposo coccolato:

 

"la gosa da Vignà ga piass: umbrià, liscà e setà".

 

La mortalità infantile è alta; c'è una selezione naturale che permette solo ai più robusti di sopravvivere. I vecchi sono fatti di rovere. Per questo:

 

L'ha dì la Sacra Scritűra

da lasà laurà i vécc

 ca gh 'an la pèl dűra.

 

La persona anziana è più equilibrata:

 

Al caval vècc l'è sempar suta stanga.

 

Le medicine di famiglia sono: le uova per zabaglioni, il latte, il lardo, il sale e l'aceto, il vino con brodo di gallina e pane bianco, ritenuto il ricostituente più accertato, il vino brulé, magari con cannella e chiodini di garofano.

Il sale, l'aceto, l'ammoniaca, la canfora servivano a far rinvenire dallo svenimento; l'ortica, la gramigna, le lumache ingerite vive hanno il potere di rinfrescare e guarire dalle infiammazioni; la polvere di fiori di oleandro essiccati si fiuta per risolvere i raffreddori; il caffè surrogato dall'orzo e dalle ghiande è un lusso per il mal di pancia e di stomaco; fette di patate crude, erbe grasse, riso bollito, pane e olio e latte guariscono le scottature ed i foruncoli.

Si fa grande uso di pappine di linosa, olio e senape nell'abbassamento di voce; si ricorre a sacchetti di cenere calda nelle pleuriti. La tosse asinina, "quaranta dé la vee - quaranta dé la va", si risolve passeggiando lungo l'Adda all'aria del mattino "indà contra vent" o bevendo latte d'asina.

Passeggiare sull'erba "con la rusada" guarisce i calli; sfregando i piedi nudi nella neve o con l'aglio passano i geloni. Per rinforzare la vista si fora il lobo dell'orecchio e si portano gli orecchini anche dagli uomini, mentre si guariva dalle lentiggini lavandosi con la linfa della vite.

Ci sono situazioni nelle quali nessuna medicina serve; occorre arrivare a soluzioni drastiche: "per fa guaré un denc, bisugna mètiga i radis al su" e "da dent bisugna tirai foeura". Il metodo più garantito per estirparlo è attaccare un filo di refe e tirare, o attaccarsi all'inferriata o addirittura con le tenaglie comuni. Per disinfettare le ferite si ricorre a risciacqui con acqua e aceto.

Il sale amaro è ottimo purgante, ma lo si prende anche per abbassare la pressione sanguigna. L'olio di ricino è il re dei purganti, è valido per tutte le malattie intestinali: indigestioni, infiammazioni, occlusioni. Lo si coltiva nell'orto di casa.

L'olio di fegato di merluzzo è il ricostituente più garantito: reso obbligatorio ogni mattino a digiuno per i ragazzi nell'età della crescita, soprattutto nelle scuole e nei collegi.

L'olio di scorpioni, che si conserva in un boccettino sul camino di casa, è per le ferite e per il tetano.

L'olio di uliva è una panacea per massaggi, ematomi, scottature. La songia ed il grasso d'oca servono ai massaggi in caso di catarro e tosse.

Quando arriva all'automobile, un mazzetto di prezzemolo sul petto fa superare il mal d'auto.

Si raccolgono dagli stagni le sanguisughe o mignatte, le si attaccano dietro gli orecchi, all'ano o alle gambe nelle trombosi, per le emorroidi, per le varici, per abbassare la pressione sanguigna. Si spurgano poi nella cenere per renderle pronte a successivi usi. Si tengono in casa conservate in vasetti sul camino. Cerotti e vescicanti guariscono il mal di schiena, i reumatismi, le pleuriti.

Le pleuriti si guariscono anche con le coppette che si fanno accendendo sulla pelle nuda una candelina della Ceriola per bruciare l'ossigeno sotto un bicchiere; si forma cosi spesso un ematoma dal quale esce l'acqua malefica del male.

L'enuresi infantile si guarisce facendo mangiare un topo arrostito e minacciando di bruciare il sederino ponendo il bambino in una cavagna appesa alla catena del fuoco.

Per il mal di gola serve una calza maleodorante da uomo legata al collo; scompare il mal di testa applicando ai polsi fette di limone; per il raffreddore si applichi carta da zucchero e songia di maiale, fare suffumigi di incenso o resina di pino e nascondere la testa sotto le coperte.

Il mal di pancia scompare con l'olio di armandola o applicando improvvisamente sulla parte dolorante uno straccio freddo bagnato; altrettanto si faccia nelle epistassi gettando, improvvisamente, acqua fredda sul collo del paziente oppure mettendo zucchero nel naso come emostatico. Guarisce l'orzaiolo guardando in una bottiglia dal vetro oscuro contenente olio; mentre il male agli occhi si risolve applicando fette di patata crude o foglie di cicoria.

Per le ferite si applichi la pelle di biscia, ragnatele, corteccia di gelso, erba curtelana, escrementi di bue, polvere delle tasche. Per il mal di fegato si ingerisca una raganella viva alla quale spezzare le gambe posteriori lasciando intatte quelle anteriori per facilitare l'introduzione in gola.

I porri scompaiono gettando tanti sassolini in un pozzo in una notte di luna, con il lattice di fichi, legandoli con filo di seta o con acidi. Le adeniti inguinali guariscono mettendo in tasca tre grani di sale o di riso. L'epatite virale (la pecundria) scompare ingerendo pidocchi avvolti in una cialda.

Per la vermicosi si ricorre a collane di aglio, o ingerendo fuliggine del camino, col mazzetto di prezzemolo, inzuppando qualche zolletta di zucchero nel petrolio, tritando semi di zucca col miele.

Mal di denti: tabacco e grappa.

Orecchioni: cerchietto e croce con matita copiativa.

Bubboni: pane bagnato, lardo, songia.

Artrite: songia di cavallo.

Mal di testa: lumaca pestata.

Mal di ventre; decotto di gremigna.

Sidul: songia

Bruciori di stomaco: linosa

Indigestioni: piatto caldo sulla "bocca dello stomaco".

Catarro: pappina di farina di lino e olio.

Mal di occhi: bagnare con la rugiada.

Mal di orecchi: latte di donna.

Puntura d'insetto: palanca sovrapposta.

Pidocchi: petrolio

Geloni: correre a piedi nudi nella neve.

Se fanno male i calli è segno che piove.

Anemia: una chiave di ferro da portone in acqua che diventa ferruginosa e berla.

Ma gli ammalati più difficili e resistenti a qualsiasi cura di erbe sono i maleficiati e gli stregati.

Di fantasmi, demoni, anime purganti, streghe, morti che appaiono nella notte in cerca di suffragio, o per terrorizzare o per testimoniare la realtà dell'al di là, sono pieni i racconti e le menti infantili del popolo.

Qui si entra in un mondo di mistero, dove solo la magia e poteri superiori hanno incidenza. È vero che molti affermano che le stregonerie, gli indemoniati sono disturbi causati da isterismo, denutrizione, ignoranza, ma il popolo ricorre alla religione che si corrompe nella superstizione ed i guaritori per esserne liberati.

Ci sono sacerdoti e frati cui si attribuiscono poteri miracolosi ed esor­cizzanti. La Chiesa diffida da queste credulità, ma chi può trattenere dal "pret da Ratanà" o dal "pret da Comprì"?

Chi osa negare la mediazione dei "mort da la Sanavra" dove si va "a tacà via al maa" e di quelli della Pandina, del Rivellino, dell'ossario di S. Ambrogio presso il Cimitero?

E chi dubita della potenza miracolosa di certe Madonne e di certi Santi ausiliatori che detengono la privativa della guarigione di alcune malattie?

S. Biagio guarisce la gola, S. Agata assicura la prosperità dei seni, S. Apollonia protegge i denti, S. Rocco è per le piaghe, S. Mamete a Cassano assicura il atte alle puerpere, S. Bartolomeo a Groppello difende i bambini "da la brutűra" che è l'itterizia, S. Lucia dona la vista, S. Cristoforo è contro i pericoli del viaggio.

I guaritori sono persone investite da potere eccezionale, "il segno" che è un misto di formula-gesto, rimedio tra il magico e lo scientifico, segreto a tutti i mortali, ma a loro rivelato in notti segnate o, per eredità, sul letto di morte.

Chi a loro si rivolgono devono aver fede nelle capacità del guaritore, obbedienza alle prescrizioni, regolarità nella recita di alcune preghiere. Cassano ha famosissima la guaritrice della sciatica che da casa Mauri passa in casa Guaitani, casa Frigerio e finalmente in casa Locatelli, con autentiche cliniche e delle suore per l'assistenza dei pazienti. Il ranuncolo è l'erba misteriosa del segreto.

Ma molti altri possiedono qualche segno: del fuoco di S. Antonio, delle slogature, dei vermi, del linfatismo.

Leggendo questa lunga serie di rimedi anti igienici e semplicistici avrete pensato a chissà quante infezioni e complicazioni provocate dalle erbe e dagli impiastri.

Non ci sono molte circonlocuzioni per esprimere i "bisogni" fisiologici e comuni. Le parole sono veriste ed integrali; senza alcuna malizia vengono espresse. Chi è semplice non è malizioso e volgare, anche se primitivo e non "civilizzato". Sentite alcuni proverbi:

 

Omm saa

scuresa la maa.

 

Scampa vècc da sicűr

chi pisa ciar e caga dűr.

 

Al diss al sciur dutur

quèl ca sa poeu no tègn

da lasala corr.

 

Sa ta voeurat mantegnass saa

cascia via ‘l rispètt űmaa.

 

Al temp e ‘l cűu

al voeur fa m'al voeu lűű.

 

Chi maja da benedètt

caga da maledètt.

 

Chi maja da bon

spűssa da catif

 

Duluu da coo al voeur majà

duluu da ventar al voeur cagà.

 

Non c'è in generale molta fiducia nelle medicine, che sono di due qualità: quelle che non fanno niente e quelle che fanno male. Tuttavia si deve grande rispetto ai medici, che con i preti e le autorità costituiscono i personaggi da temere e da ascoltare:

 

Pret, dutur e ré

parlà bee

se no tasè.

 

Qualche battuta da sfottere tuttavia c'è e di satira salace:

 

 

Ta set m ‘l dutur Brűgnaga

c'al ciapa ‘l bűűs dal cűű

per 'na piaga.

 

I rimedi e le medicine più vere e sicure rimangono ancora le erbe del campo:

 

Al Signur l'è indàa in ciel

 ma i rimedi ja lasà in tèra.

 

Casia in cana

tamarindo e mana.

 

Toeucc i èrb ca vardan in soeu

gh'ann la sua virtoeu.

 

Mangiare a sufficienza riposare un po’ costituiscono già di per sé grandissimo beneficio. Lavorare troppo è motivo di malanni:

 

Laùra, laùra

la vita la va in malura.

 

Chi sa cascia in tropp da fa

al ve vècc e prèst al và.

 

Né a l'usteria né in lècc

 sa diventa vècc.

 

Bea cal vècc

ca l'ha inventa ‘l lècc.

 

Varr pusé un 'ura da ripos

 che una mica dent al goss.

 

Quant a Grupèl s'hin stracà me n'asnin

sa rinforsan cunt al puntagìn.

 

Toeutt va al cűű

via dal manich dal casűű.

 

Ca fa lustrà la pèll

 l'è quél ca va giò per al canèll.

 

Al ven l'è la tèta di vècc.

 

La vecchiaia va considerata la più grave delle malattie:

 Quant ve sira

toeucc i ma i a tira.

Ma non occorre impazientirsi, perché ci si rimette con il passare del tempo e senza pesare troppo su coloro che sono sani, dato che non c'è tempo neppure per assistere chi è malato:

Guarén guarà

sa ‘l guaress menga incoeu

‘l guariserà dumàa.

 

Quant la miée l'è malada da tri dé

sa stufess anca ‘ maré

 

Quél che Diu voeur

 l'è mai tropp.

 

E ci si rassegna pensando che anche il dolore ha una sua provvidenzia­le funzione, quella di orientare a Dio, magari dopo una vita disordinata:

 

Quant al corp al sa froeusta

 l'anima la sa gioeusta.

 

Una camera dell'ospedale di Cassano negli anni 50