Le
processioni sono festa grande, richiamo al pellegrinaggio dell'uomo a
Dio. In
tempi di povertà la gioia è assicurata dalla fede e la festa
organizzata dalla parrocchia-comunità di cui tutti si sentono parte. La
processione è l'espressione più solenne della festa. Raccolgo
notizie da un registro di archivio parrocchiale, senza data, ma da
collocarsi dopo il 1812 e prima del 1840. Infatti, non cataloga i
paramenti preziosi e dà grande importanza alle feste di S. Francesca
romana e di S. Francesco di Sales, patroni degli infermieri, allora
riuniti in associazione parrocchiale per l'assistenza dei malati a
domicilio. Inoltre sottolinea il natalizio ed il genetliaco di sua Maestà
con la festa di seconda classe. Tutta la vita del borgo è ordita sul
calendario liturgico che, a sua volta, fa gran conto delle semine e dei
raccolti, delle Rogazioni, della sagra e della fiera del bestiame. L'importanza
della festa è segnata dalle classi che comportano il numero dei
sacerdoti, la partecipazione delle Confraternite, determinati paramenti,
numero delle candele, il suono delle campane, la presenza del
predicatore forestiero. Ogni
terza domenica del mese c'è la processione con la presenza della
Confraternita del SS. Sacramento e delle autorità civili. Fa il giro
della piazzetta antistante la chiesa. La
Confraternita ha antiche tradizioni, un oratorio proprio, paramenti e
diritto di questue, beni immobili e legati, priori ed ufficiali che
ordinano le processioni con le ricche ferule. Anche
per portare il Viatico si fa la processione: solennissima a Pasqua per
la comunione agli infermi; solenne ogni volta si porta in paese il
Signore ad un ammalato: privata se si va alle cascine o di notte. Si
esce di Chiesa con il baldacchino, il corteo dei confratelli convocati
dalla campagna, preceduti dal chierichetto che scampanella ad avvertire
il passaggio dell'Eucarestia e del sacerdote avvolto nel piviale e
continenza tra le torce e lampioni. La
Comunione ai carcerati si porta il giovedì dopo la domenica in Albis,
in forma solenne, con baldacchino e tre sacerdoti in tunicelle, mentre
le donne del Ricetto e del Castello parano a festa finestre e porte. A
segnare i confini di giurisdizione parrocchiale, ad intercedere
benedizioni sui raccolti del campi e sui lavori degli stabilimenti è la
processione delle rogazioni. Si
svolge per tre mattine consecutive, nel triduo dell'Ascensione. Si
preparano croci di legno con ulivo da piantare nelle vigne a protezione
dalle tempeste. Il sacerdote benedice il tempo, voltato ai quattro punti
cardinali, alzando la croce astile ed il cereo pasquale, mentre il
corteo delle donne e degli agricoltori, più interessati alla
benevolenza divina, flette il ginocchio, mobilitando tutto il paradiso
per scongiurare i fulmini, le inondazioni, il fuoco, le tempeste, il
terremoto, la peste e la morte improvvisa. Anche
i bachi da seta hanno la benedizione. Dal
Belvedere di Cassano, quasi da maestosa balconata sulla valle, il
prevosto traccia benedizioni con la generosità di Dio. 25
aprile: come i sacerdoti di Roma antica, passano ancora
processionalmente tra i campi i nostri preti per ripetere le suppliche
ed i riti di propiziazione.
|
La
celebrazione dei riti pasquali non può escludere le processioni.
Infatti ne sono programmate due: quella del giovedì santo per la visita
ai sepolcri, detta anche degli zoccolanti (visita alla Parrocchiale, S.
Dionigi, S. Aquilino, S. Antonio e S. Ambrogio) e l'altra, solennissima
del Venerdì santo. Quest'ultima
mobilita tutti per uno spettacolo oltre che per una devozione. Infatti
si accendono fuochi nelle campagne, si sparano mortaretti, c'è
l'illuminazione coi gusci di lumaca; si allestiscono nei cortili con
personaggi viventi scene del Vangelo, quasi teatro sacro nella fissità
plastica dei volti; sul percorso della processione; si portano le statue
del Cristo morto e dell'Addolorata, oltre la reliquia della sacra Spina,
contornate dalla sindone e dalle stazioni della "Via Crucis"
tra i bagliori delle torce e dei lampioni. Dopo
la lunga sfilata per le vie del paese, con la selva di Crocifissi delle
Confraternite, pie Unioni e associazioni, la predica della Passione ed
il bacio del Cristo morto. Chi può mancare? È
profonda la devozione alla Croce, che esige due processioni: la prima il
3 maggio, alla sera, l'altra in settembre. L'Eucarestia,
centro della pietà del cattolico, ha pure due processioni annuali:
quella solennissima del Corpus Domini e l'altra dell'Ottava. La
confraternita del SS. Sacramento ha radici antiche e vigorose: basti
pensare ai ricchi paramenti col baldacchino prezioso. Per il Corpus
Domini si ripete il folclore già sfoderato per il Venerdì santo. Tutte
le campane a distesa per la durata della processione che passa sotto
archi trionfali di fiori e sempreverdi, sulla strada infiorata di petali
sparsi dalle bambine vestite da angeli, in mezzo alle case ornate di
lumi accesi e di parati casalinghi (sfoggio delle coperte da letto e
lenzuola ricamate). Da
alcuni crocicchi la processione ferma per la benedizione. Riposano
intanto anche i portatori del baldacchino, degli stendardi, delle croci
e delle bandiere per asciugare il sudore e guardarsi compiaciuti della
fatica sostenuta per la gloria di Dio, approvati dalle autorità
compunte e dai sacerdoti avvolti nei paramenti d'oro. Ci
si accontenta nell'Ottava del Corpus Domini di un giro più breve:
infatti si percorrono le vie S. Dionigi, Belvedere e del Ghiaccio per il
giro dell'isola, che è poi quello della piazza grande. A settembre la
festa di S. Luigi, preceduta dalla novena predicata alla Congregazione a
tutta la gioventù del paese. Alla
processione portano la statua del Santo i giovani della leva militare,
che si qualificano davanti alle ragazze e ancora di più davanti ai
genitori delle ragazze da marito come uomini robusti e di fede sicura.
Chiude la serie delle processioni annuali quella della sagra, della
Madonna del Rosario. Per
questa festa pensa la Confraternita del Rosario, antica del 1500.
Coincide con la chiusura dei lavori dei campi, nel momento dei raccolti
e del mercato del bestiame. Sono invitati tutti i parenti a pranzo,
attorno all'anatra ingrassata di polenta cacciatale in gola a sostituire
il godimento del cibo col martirio dell'affogare. Ci
si permette un pranzo lungo ed abbondante che riunisce il parentado. Non
si bada a spese, si fa l'illuminazione di tutta la contrada con una
sottoscrizione, si compra il vestito nuovo e si mettono le scarpe
sgrigiolanti con il cappello a larghe tese; si abbonda con la mancia ai
bambini per gli acquisti di dolciumi, si organizza la balera.
Un'occasione per la conoscenza dei giovani che arrivano dai paesi
vicini. Non
poche volte una relazione di fidanzamento inizia proprio in questo
giorno di festa popolare. I FEST DA CASSAA
(Rosetta) È
l'elenco delle feste popolari caratteristiche del nostro borgo. Arrivano
ciascuna con un richiamo ed un ricordo. C'è sempre una risposta corale
di tutta una popolazione che nutre e documenta la propria storia e la
propria devozione. La fèsta dal Canton (2 agost) gha disivan '1 Perdon, (17 agost) quela da san Diunis la ciamavan '1 Perdunen, '1 feston dal paes (1° dumèniga d'utubar) gha disivan fest di omm, quèla da la Dulurada (3° dumèniga da setembar) l'era di donn. I giuin festegiavan S. Luiis (1° dumèniga da setembar) e quej da leva per tradision purtavan la statua in funsion. La festa di s'ciati l'era S. Agnese (21 genaar) esempi di castità, (che incoeu la lasa tant a desidera). Quèla dal Revelen per regurdass (setembar) che tanti ann fa an lasàa 'na mücia da suldàa sarà 'n dal Castèll. Quèla da la Pandina (agost) (visen ai Cascaat) per regurdà toeutt i suldàa ch è mort per la guèra dal milasettcentcinch. Quanti fest, quanti funsion salesen e sandalen, ma anca tanta devusion.
|
Da: "I Quaderni del Portavoce n. 3 - come si viveva - La storia autentica dei nostri nonni - di Carlo Valli"